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Chiesa di Santa Maria Assunta

Diocesi di Novara ( sec. XVII; XVIII; XIX )

Piazza Antonelli, 28074, Ghemme, Novara

La chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta è uno degli edifici religiosi più imponenti e maestosi della Diocesi di Novara; l’apparato decorativo interno è un interessante esempio di arte settecentesca. La tipologia dell’edificio ricalca perfettamente lo spirito di controriforma esplicitato nelle “Instructiones” codificate dal Cardinal Borromeo.
Nel 1666 si decide di intraprendere la ricostruzione dell’edificio demolendo la chiesa precedente, con una pianta più ampia e monumentale. Lo sviluppo dell’architettura e del apparato decorativo si protrasse per tutto il XVIII secolo; il modellamento dei volumi e il minuzioso arricchimento delle superfici con rilievi, immagini affrescate e tele impegnarono un grande numero di artisti per più di un secolo.
Sul finire del XVII secolo la struttura architettonica e muraria dell’edificio era compiuta; il coro e il presbiterio erano già in parte arricchiti da elementi decorativi plastici. Il modellato degli stucchi con motivi floreali, frutti e angioletti con cartiglio sottolineavano la ricchezza plastica del periodo barocco.
Con il nuovo secolo si decide di ampliare maggiormente la chiesa aggiungendo una campata verso il sagrato e demolendo l’antico edificio del battistero. La navata quindi si allunga, con tre cappelle per lato in aggiunta alle due grandi cappelle del transetto. Le ultime due cappelle aggiunte furono le prime ad essere decorate: gli stucchi furono realizzati dai fratelli Zaninetti della Valsesia; anche i rosoni degli arconi della navata e il bordo della grande finestra posta in facciata furono realizzati da questi artisti entro il secondo decennio del XVIII secolo. Il resto della decorazione a stucco delle cappelle e della navata venne invece appaltata all’artista biellese Magnano per un importo inferiore; il suo lavoro, meno espressivo e innovativo rispetto agli artisti che lo avevano preceduto, risponde a modelli più statici e arcaici. Putti, fogli d’acanto, frutti, fiori e rosoni movimentano comunque le partiture architettoniche dell’edificio.
Nel corso del XVIII secolo si realizzano tutte le balaustre in marmo e le mense degli altari; gli artisti si succedono all’opera sono i componenti della famiglia Pelegatta di Viggiù e dei Marchese di Saltrio.
A metà Settecento l’aspetto interno dell’edificio assume una decisa metamorfosi con la decorazione globale della navata (pareti e soffitto) ad opera dei fratelli Giovannini e di Francesco Maria Bianchi che nel centro della volta dipinse la Gloria della Beata Panacea.
Antonio Pianca dipinse invece la Pala dell’Assunta destinata al coro.
Nel 1763 il Peracino viene chiamato a prestare la sua opera decorativa all’interno delle Cappelle iniziando da quella di Santa Marta per decorarne quattro su sei con la maestria che ancora oggi possiamo ammirare e successivamente la Sacrestia. Anche la Cappella della Madonna del Rosario venne trasformata tra il 1779 e il 1782 da Lorenzo Peracino e figlio rappresentando i nuovi misteri del Rosario.
Le altre parti dell’edificio, Scurolo, Oratorio di Santa Marta e del Santissimo Sacramento, sono di origine ottocentesca.

Panacea nacque a Quarona, a circa 30 km da Ghemme, situata tra Borgosesia e Varallo Sesia, nel 1368, da Lorenzo de Muzi di Cadarafagno e Maria Gambino, originaria di Ghemme. La morte prematura della madre indusse Lorenzo a risposarsi con Margherita, nativa di Locarno Sesia.
In seguito al matrimonio, Panacea, da sempre dedita alle buone azioni e alla preghiera, iniziò a subire continui maltrattamenti da parte della matrigna. Questa la faceva lavorare senza sosta, facendole custodire il gregge sui monti, filare la lana e raccogliere la legna. La tradizione vuole che, mentre Panacea era intenta alla preghiera, fossero gli angeli a lavorare per lei.
Una sera del 1383, la matrigna, non vedendola arrivare insieme al gregge, che da solo era tornato all’ovile, si recò a cercarla sul monte Tucri trovandola in preghiera. Furibonda, la colpì violentemente e ripetutamente con la rocca che usava per filare uccidendola sul colpo. Resasi conto di quel che aveva fatto la donna si gettò in un vicino burrone.
Le campane della vicina chiesa di S. Giovanni si misero a suonare attirando la popolazione di Quarona che vide il corpo di Panacea accanto al fascio di legna che ardeva senza consumarsi.
La tradizione vuole che solo con l’arrivo del Vescovo di Novara si poté sollevare il corpo e porlo su un carro portandolo verso il paese. Giunto in un campo, il proprietario non volle che vi fosse seppellito, e i vitelli, da soli, condussero Panacea fino a Ghemme, fermandosi vicino alla chiesa parrocchiale di S. Maria dove era stata sepolta la madre. Era il primo venerdì di maggio del 1383.
Il nome originario di Panaxia o Panexia (dal greco “tutta santa”) fu modificato in Panacea (“colei che guarisce tutti i mali) dal curato di Quarona Bernardino Lancia, che ne narrò la vita all’inizio del Seicento per espressa volontà dell’allora Vescovo Carlo Bascapè. Il testo, basato su un antico scritto perduto e sulle testimonianze orali, riordinò le vicende di Panacea con l’intento di incanalare la devozione popolare spontanea e l’oralità della narrazione, trasformando la vita in un modello da imitare per le sue virtù esemplari.
Il culto per Panacea, chiamata semplicemente la "Beata" dai devoti, ebbe larga diffusione. Fu da sempre invocata quale martire per aver sparso il suo sangue per testimoniare la fede, e come tale riconosciuta ufficialmente dal Papa nel 1867.
Già all'inizio del Quattrocento sorsero oratori dedicati alla santa e sue immagini furono dipinte nel Novarese e nel Vercellese. La popolazione di Quarona stabilì nei suoi Statuti quattrocenteschi l’obbligo per ogni uomo o donna di recarsi al salmo della Beata Panacea ad Aghemio (Ghemme), cioè quello che è Capo di Casa, ossia andare a Ghemme nel giorno della festa. Inoltre ogni uomo o donna che tenghi fuoco acceso (ogni famiglia) doveva contribuire all’acquisto di una cero da portare a Ghemme.
Questa tradizione si conserva ancora oggi e la chiesa di Ghemme è meta di pellegrinaggio ogni primo venerdì di maggio con una solenne processione che parte dalla Chiesa parrocchiale alle ore 8.00.

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Lun 09:00 - 12:00 15:00 - 18:00
Mar-Dom chiuso

Dal lunedì al venerdì dalle ore 9:00 alle 12:00 e dalle 15:00 alle 18:00. Nel fine settimana gli sono regolati a seconda delle esigenze liturgiche.

Le site pourra être visité durant l'horaire indiqué sauf en cas de célébrations liturgiques

Lun-Ven 18:00
Sab -
Dom 08:30 10:30 18:00

Sabato: ore 16.00 alla Casa di Riposo

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Chiese e comunità parrocchiali
adresse
Piazza Antonelli, 28074, Ghemme, Novara
tél
+39 0163 840112
email
ufficioparrocchiale@parrocchiaghemme.it
web
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