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Santuario di San Magno

Diocesi di Cuneo ( sec. XV; XVIII; XIX )

Fraz. Chiappi, 12020, Castelmagno, Cuneo

Nel 1450 il sacerdote Enrico Allamandi di San Michele di Prazzo, in val Maira, fu nominato Rettore delle chiese esistenti nel territorio di Castelmagno. Per i suoi venticinque anni di sacerdozio, nel 1475 fece edificare e decorare una cappella in stile gotico affiancata da una torre campanaria, alta 18 metri.

Il crescente culto verso San Magno richiese, all’inizio del secolo XVI, l’ampliamento della cappella con una struttura antistante alla precedente. Questa fu eretta nel 1514 e fu dipinta da Giovanni Botoneri di Cherasco: le pareti e la volta presentano un vero e proprio ciclo pittorico sulla vita di Gesù e i più importanti Santi della devozione popolare della Provincia di Cuneo. E' inoltre presente un curioso episodio legato a Santiago de Compostela (attraverso la valle Grana passava una via secondaria per i pellegrini verso la Spagna e verso Roma). Gli affreschi, i cui colori si sono conservati molto vivi, colpiscono per il realismo narrativo.

Nell’ultimo quarto del 1600 terribili carestie ed epidemie decimarono il bestiame, e le condizioni di vita nei campi peggiorarono sensibilmente, proprio per tali cause l'afflusso di pellegrini che chiedevano l’intercessione del santo si fece imponente. Le strutture esistenti non bastavano più, per cui, dopo un altare esterno alla cappella, si decise di costruire uno nuovo.

La grande chiesa attuale fu costruita tra il 1704 e il 1716 su progetto del saluzzese Giuseppe Galletto. Di buona fattura l’altare marmoreo dei cuneesi Giuseppe Antonio Scala e Raimondo Petrini del 1776. Altre opere importanti furono portate a termine nella seconda metà dell’Ottocento: nel 1845-48 fu sopraelevato il campanile; tra il 1861 e il 1886 venne edificato l’imponente porticato ai lati del Santuario; sopra le maestose arcate vennero ricavati i locali per l’accoglienza dei pellegrini.

Nella chiesa si trovano tele settecentesche rappresentanti l’Immacolata e San Rocco, opere del cuneese Botta, vari ex-voto ed opere recenti degli scultori Luigi Valerisce, in marmo Madonna con Bambino, e di Beppe Viada, scultura lignea di San Magno Monaco.

Il messaggio cristiano si diffuse nelle vallate del basso Piemonte nel III secolo; in questo periodo San Dalmazzo percorreva le Gallie predicando il Vangelo con i suoi compagni e li vi morì martire. Questo fatto ha indotto alcuni a pensare che Magno fosse uno dei compagni del santo di Pedona (l'attuale Borgo san Dalmazzo) e che anch’egli avesse subito la stessa fine, come attestava la memoria liturgica. Il culto di san Magno, in ogni caso, compare nel Piemonte sud occidentale con il risorgere delle strutture monastiche benedettine a partire dall'XI secolo, dopo la distruzione saracena del 900 d. C.

Negli anni ’30 del secolo scorso, alcuni studiosi hanno avanzato l’ipotesi che San Magno fosse un monaco benedettino, di cui varie biografie e testimonianze iconografiche attestano l’esistenza. Nato nel 699 da una famiglia romanizzata della Rezia, entrò nel monastero di San Gallo. A quarantasette anni partì e si stabilì a Füssen, nell’Algäu, boscosa regione della Baviera meridionale.
Il monaco si distinse per l’instancabile opera di evangelizzazione, costruzione di edifici sacri, e soprattutto opere per migliorare le condizioni di vita degli Alamanni.
Dopo la sua morte, avvenuta nel 772, si diffonde, tra i benedettini e le popolazioni ad essi legate, il culto e il pellegrinaggio alla tomba di san Magno, ricordato e raffigurato particolarmente in connessione al mondo della attività dei campi. Attraverso il Tirolo e i cantoni svizzeri, la sua venerazione si diffonde nell’Italia del Nord e del Centro.

La maggior parte dell'iconografia su San Magno presente nella provincia di Cuneo risente di un’altra tradizione. Il santo è ritratto come legionario romano con lancia e vessillo o scudo bianco crociato di rosso (un richiamo, sembra, alla croce dei Savoia).

Questa tradizione trova attestazione solo a partire dal 1604, quando lo storico Guglielmo Baldesano pubblicò un’opera, con la quale, forse per far cosa gradita a Carlo Emanuele I di Savoia, considerò soldati martiri ben 97 santi il cui culto aveva profonde radici nella popolazione del Ducato di Piemonte. Si sa che questa tesi non aveva solide radici storiche, ma si basava sulla leggenda della Legione Tebea.Nel corso del Settecento il culto di San Magno conobbe una diffusione senza precedenti, specie delle campagne di tutto il cuneese.

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Sab 07:30 - 12:30 07:30 - 12:30
Dom 07:30 - 12:30 14:00 - 18:30

Per ragioni legate al Covid-19 l'accesso alla cappella antica è consentito ad un massimo di 4 persone per volta e per pochi minuti.

Lun-Sab chiuso
Dom 07:30 - 12:00 14:00 - 17:00

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Santuari
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Fraz. Chiappi, 12020, Castelmagno, Cuneo
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