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Arte

PIEMONTE ED EUROPA

Il Piemonte è terra di confine. Ma questo fatto non ha mai costituito un limite ma un’opportunità.

Il Piemonte stesso nasce come addizione progressiva ai territori d’oltralpe dei Savoia (che arrivavano sino a Bourg-en Bresse, verso il centro della Francia) delle valli e della pianura piemontese. Fino al Seicento la regione vedeva la coesistenza di stati italiani e stranieri, che dominavano su val Chisone e Pinerolo, su Monferrato, sino al confine del Sesia.

L’effettiva costituzione del regno di Sardegna con Vittorio Amedeo II nel 1720 ha di fatto coinciso con la nuova dimensione territoriale piemontese, poi ulteriormente ingrandita delle terre novaresi e del Verbano. Il Piemonte è dunque una mescolanza di popoli e di cultura, su cui hanno inciso secoli di storia.

Dalla romanizzazione in poi è il crocevia con Lombardia, Emilia, Liguria, Svizzera e Francia. Torino è capitale fra Roma e Parigi e la sua caratteristica di nobile capitale europea è appunto questa mescolanza di influssi, storici, politici e culturali.

Nell’architettura, nell’arte, il Romanico-Gotico dipende dalla Lombardia, così il Rinascimento, che attinge anche al centro Italia con la mediazione ligure. Il Barocco è stile eminentemente autoctono ma aperto agli apporti parigini (si pensi al Castello del Valentino voluto da Cristina di Francia, un vero e proprio castello della Loira in riva al Po) e romani.

Juvarra è il campione di questa mediazione, proviene dalla Sicilia, si forma a Roma e costruisce in Piemonte. Arte sapientissima, capace di riproporre Michelangelo nel gusto internazionale delle corti. E’ così fu visto da tutt’Europa, al punto che juvarriane si possono considerare buona parte delle architetture classiciste del nord Europa. Ma la stessa porzione continentale legge Borromini attraverso Guarini e Vittone: è il fenomeno del neoguarinismo europeo.

Dalla Francia del XVIII secolo giungono le ultime mode per la decorazione d’interni, per la mobilia e le arti preziose. Il Piemonte valutera con saggezza anche gli eccessi, aderirà o rifiuterà il nuovo, sempre in forma originalissima, come nel caso del più grande ebanista del Settecento, Pietro Piffetti.

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